L’asma bronchiale, allergico e non, è forse la patologia che desta maggiori preoccupazioni nella gestante riferite in particolare al futuro del prodotto del concepimento.
Le modificazionioni endocrinologiche comportano fondamentalmente un quadro d’iperventilazione indotta dal Progesterone.
In realtà non è facile prevedere come evolverà il quadro clinico in una paziente asmatica quando inizia una gravidanza, sebbene si è visto in alcuni studi, che un asma già grave prima della gravidanza tende a subire un ulteriore peggioramento nel corso della stessa.
In linea generale è stato riscontrato che comunque l’asma allergica sembra essere meno grave di quello non allergico e che nelle donne in cui l’asma si deteriorava nel corso della gravidanza, tale peggioramento si accentuava gradualmente a partire dal 5° mese.
L’asma non è pericolosa per la gestante, ma comporta gravi effetti negativi sul feto.
La diminuzione cronica dell’ossigeno disponibile per il feto, situazione che si può riscontrare nell’asma non controllato con idonea terapia, determina uno scarso sviluppo di vasi placentari ed una riduzione della crescita fetale.
Le conseguenze di questo sono:
1) minore durata della gravidanza con maggiore incidenza di parto prematuro
2) basso peso alla nascita
3) aumento della mortalità perinatale
Per evitare le conseguenze negative dell’asma sul prodotto del concepimento e sul buon esito della gravidanza è necessario pertanto uno stretto controllo delle gravide asmatiche associato al corretto uso dei farmaci previsti dalle Linee Guida Internazionali.
Se correttamente trattate, infatti le pazienti asmatiche hanno una gravidanza del tutto sovrapponibile a quelle delle gestanti non asmatiche
Il problema più delicato è quello relativo alla terapia farmacologica, in quanto l’asmatica in gravidanza teme che i farmaci necessari per il controllo della sintomatologia possano avere conseguenze negative per il nascituro.
Nel 1993 il National Health Institute, attraverso un gruppo di studio sull’asma bronchiale in gravidanza, ha effettuato un’ampia revisione della Letteratura Scientifica Internazionale, ed è arrivato alla conclusione che un gruppo di farmaci antiasmatici può essere utilizzato con relativa sicurezza ed un rischio di malformazioni minimo.
Con l’immissione sul mercato di nuove molecole farmacologiche, tale studio è stato recentemente aggiornato nel 1999 da un indagine congiunta dell’American College of Obstetricians and Gynecologist e dall’American College of Allergy , Asthma and Immunology.
In conclusione, i vantaggi offerti da una ponderata gestione terapeutica dell’asma bronchiale e da un adeguato controllo dei sintomi respiratori superano di gran lunga i probabili effetti teratogeni dei farmaci impiegati per la terapia antiasmatica, poichè tali effetti si possono considerare minimi e quasi nulli
Per quanto riguarda l’Immunoterapia Specifica (ITS), il cosiddetto vaccino anti-allergico, in gravidanza si fa riferimento al Memorandum della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica (SIAIC) sull’Immunoterapia Specifica, alla Position Paper on Immunotherapy dell’European Accademy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) e alle recenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ove viene suggerito che:
– non è consigliabile l’inizio del trattamento durante la gravidanza
– se il trattamento è già in corso può essere proseguito in quanto non presenta effetti teratogeni , poiché gli allergeni non hanno effetto teratogeno, non causano cioè malformazioni fetali.
E’ opportuno invece non iniziare in gravidanza l’ITS per il rischio di reazioni sistemiche, che si possono avere nella fase iniziale d’incremento delle dosi, per la latenza dell’effetto terapeutico e per non aggiungere ansia alla paziente.
Sarebbe opportuno invece interrompere l’ITS, anche se ben tollerata, nei casi in cui la paziente presenta eccessive preoccupazioni legate all’ITS, se la gravidanza presenta dei rischi legati ad altre patologie o motivi, oppure se l’asma durante la gravidanza tende a peggiorare spontaneamente.
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