Il pianto è l’unico strumento che il bambino ha per comunicarti quello che vuole, quello che sente, quello che gli piace o non gli piace.
Cerca di imparare a capire perché piange: all’inizio sarà difficile, ma procedendo per tentativi imparerai presto ad anticipare le sue esigenze e a trovare i rimedi opportuni per placarlo.
La durata media giornaliera del pianto è di 1 ora e ¾ nelle prime 2 settimane di vita, di 2 ore e ¼ dalla seconda alla quarta settimana di vita, di 2 ore – 2 ore e ¾ durante il secondo mese e di 1 – 2 ore dal secondo al terzo mese di vita.
Per interpretare nel modo giusto questo particolare linguaggio occorre prestare attenzione ad alcune sue caratteristiche. Si è cercato a lungo di scoprire se esistono caratteristiche specifiche che contraddistinguono il pianto in base alle sue cause ed è stata tentata una classificazione generale in base a:
Tonalità
Se si mantiene costante nel tempo oppure diminuisce per poi aumentare (pianto in crescendo) può essere segno di un disturbo da valutare con l’ausilio di un pediatra; se diminuisce o aumenta per poi diminuire (pianto in decrescendo) non deve destare nessuna preoccupazione.
Pause
Se il bambino smette di piangere per riprendere fiato, in genere si tratta di un pianto da fame; se tra gli strilli c’è una fase di silenzio di circa 2 secondi è possibile che gli faccia male qualcosa.
Età del bambino
Le cause del pianto nei primi mesi di vita sono in genere la fame e la difficoltà di entrare in contatto con l’ambiente che lo circonda (pianto da adattamento). Un’altra causa ricorrente sono le coliche gassose, che provocano crisi di pianto prolungate. Voi cercate sempre di mantenere la calma: è scientificamente provato sia proprio l’ansia trasmessa dai genitori al neonato a far perdurare, mediante un circolo vizioso, il suo stato di irrequietezza.
Dopo i primi due mesi di vita è sempre più difficile che il neonato pianga per fame: è più probabile che il pianto sia espressione del timore di staccarsi dalla mamma e di paura verso gli estranei.
Cause
Il tuo bambino può piangere per svariati motivi ma non temere, presto imparerai a riconoscere le sue esigenze. Potrebbe infatti piangere perchè ha fame, perchè vuole essere cambiato, perchè non si sente bene o semplicemente perchè è irritato o ha voglia di coccole. Verifica perciò le condizioni del suo pannolino, quanto tempo è trascorso dall’ultima poppata, se è andato di corpo oppure no e vai per esclusione. Passando tanto tempo con il tuo piccolo sarai in grado di distinguere il tipo di pianto che come noterai è diverso nel caso in cui sia causato da un malessere come ad esempio le coliche gassose o da una semplice richiesta di attenzione e di “coccole”.
Coliche gassose
È il cosiddetto mal di pancia del lattante. Compaiono di solito nella seconda settimana di vita e si protraggono anche fino al 3°- 4° mese. Sono causate dagli spasmi dell’intestino e dalla distensione addominale provocata dal passaggio di bolle d’aria, e sono fenomeni molto frequenti.
Insorgono prevalentemente nel tardo pomeriggio o sera e si manifestano con un pianto inconsolabile, flessione degli arti inferiori sull’addome, addome gonfio e teso, passaggio ed espulsione di gas. Possono protrarsi per 1-3 ore.
Le cause che le determinano non sono del tutto note: probabilmente sono legate ad una certa ipersensibilità ai componenti del latte.
La colica non rappresenta un problema per il normale sviluppo del lattante e scompare poi dopo il terzo mese. Dunque è inutile fare analizzare il proprio latte, se il piccolo è allattato al seno, o cambiare di continuo il tipo di latte, se è allattato artificialmente.
Per coliche di lieve o media entità si può intervenire con manovre consolatorie: mettere il bambino a pancia sotto, o in posizione supina, battergli sul dorso, massaggiargli delicatamente la pancia. Un infuso a base di finocchio può essere utile, senza arrivare a somministrare dei veri e propri farmaci antispastici, da usare solo se la colica è particolarmente intensa.
Se le coliche aumentano di frequenza e intensità rivolgetevi al pediatra: potrà prescrivevi una dieta (priva di latte, latticini, uova) se allattate il bambino al seno, oppure latte con poco lattosio o con proteine idrolizzate, o procedere ad accertamenti, nel sospetto di una patologia organica.
Spesso risulta utile tenere il piccolino disteso sulla pancia della mamma, diciamo “pancia contro pancia” magari mentre lo si culla su di una sedia a dondolo.
Se vedi però che ti stai spazientendo, affidalo momentaneamente alle cure del papà o della nonna e cerca di rilassarti. I piccolini sono come spugne: assorbono il nostro stato d’animo.