Poliomelite

La malattia
La poliomielite è una malattia, causata da 3 tipi di virus intestinali, che si trasmette da uomo a uomo per via alimentare attraverso feci e saliva. In circa il 95% delle persone infettate dai virus della polio non si manifesta alcun disturbo. Sintomi minori possono comprendere mal di gola, febbre moderata, nausea e vomito. In alcuni casi (1-2%) si può manifestare rigidità di collo, della schiena o delle gambe, ma senza paralisi. Invece, in meno dell’1% dei casi (all’incirca in uno ogni 1000 infezioni) si verifica la paralisi. In talune circostanze i virus poliomielitici possono causare anche paralisi respiratorie rendendo così impossibile la respirazione autonoma. Alcune persone possono recuperare la funzionalità muscolare in modo completo, tuttavia sono possibili ricadute dopo 30-40 anni con dolori muscolari e progressivo indebolimento. Prima dell’avvento della vaccinazione antipolio, annualmente in Italia si verificavano alcune migliaia di casi (un picco fu registrato nel 1958 con più di 8.000 casi) ai quali si associavano centinaia di decessi; erano colpiti per lo più bambini in età scolare e per tale motivo la malattia venne anche chiamata “paralisi infantile”. Dopo l’introduzione della vaccinazione avvenuta in Italia prima con il vaccino Salk (nel 1957) e poi con il vaccino Sabin (nel 1964) la malattia subì una drastica riduzione fino alla definitiva scomparsa di casi avvenuta all’inizio degli anni ’80. Oggi la poliomielite risulta eliminata in tutti i paesi industrializzati, mentre in alcuni paesi in via di sviluppo si registra tuttora qualche migliaio di casi di poliomielite paralitica. Tuttavia, grazie alle attività per l’eradicazione della poliomielite, il numero dei casi di poliomielite è diminuito, anche in questi paesi, di oltre l’85% in poco più di un decennio.
Il vaccino
Esistono due tipi di vaccino, entrambi efficaci nel prevenire la malattia: il vaccino OPV (cioè vaccino antipolio orale vivo attenuato, il vaccino di Sabin) e il vaccino IPV (vaccino antipolio inattivato o ucciso, di Salk). Dopo un primo utilizzo del vaccino di Salk, somministrato per via iniettiva, la strategia vaccinale di massa, in Italia come in altri paesi, fu indirizzata al vaccino di Sabin il quale era anche in grado di aumentare la protezione “di popolazione”. Dopo la scomparsa della poliomielite naturale, causata dai virus cosiddetti “selvaggi” la vaccinazione con il vaccino antipoliomielitica orale, a causa della seppur remota possibilità di causare paralisi vaccinale da parte dei virus viventi attenuati del vaccino Sabin, è stata parzialmente modificata con la reintroduzione del vaccino di Salk, non gravato da questo effetto avverso.
Chi dovrebbe essere vaccinato?
I bambini e i giovani che non sono stati vaccinati da bambini, dovrebbero ricevere il vaccino.
I soggetti immunodepressi o contatti famigliari di soggetti che hanno malattie che deprimono il sistema immunitario non devono essere vaccinati con vaccino OPV (vivente) ma devono eseguire l’intero ciclo con vaccino IPV (ucciso).
I bambini al di sotto del mese di età che viaggiano in aree dove la polio è endemica possono ricevere una dose di OPV .
Chi non dovrebbe essere vaccinato?
Reazioni allergiche gravi alla neomicina, alla streptomicina o al polymyxin B.
Gravi reazioni allergiche a precedenti dosi di vaccino.
Le persone che sono moderatamente o seriamente malate devono riferirlo al medico prima di prendere qualsiasi vaccino.
Dosi e calendario
Il ciclo di base è costituito da tre dosi di vaccino, da praticare entro il primo anno di vita del bambino contemporaneamente alle altre vaccinazioni infantili; una quarta dose di richiamo viene praticata nel terzo anno.
Il calendario della vaccinazione antipolio attualmente praticato in Italia consiste nella somministrazione di due dosi di vaccino Salk (ucciso) seguite da due di vaccino Sabin (vivo attenuato).
La prime due dosi di vaccino Salk sono somministrate per via intramuscolare, generalmente in forma combinata con altri vaccini pediatrici rispettivamente nel corso del terzo e del quinto mese di vita del bambino, mentre le altre 2 dosi di vaccino antipolio sono somministrate per bocca nel corso dell’undicesimo mese e del terzo anno.
Effetti collaterali
Per quanto riguarda il vaccino IPV Salk, la maggior parte dei soggetti vaccinati non lamenta alcun problema; in alcuni casi si può avere dolore in sede di iniezione.
Usare farmaci a base di paracetamolo (non aspirina) o panni freddi , se necessario, per ridurre il dolore.
Non sono noti episodi di grave intolleranza alla vaccinazione; tuttavia se si dovesse manifestare una grave reazione allergica, essa potrebbe comparire nell’arco di alcuni minuti – alcune ore dopo la vaccinazione e caratterizzata da difficoltà respiratorie e shock.
Se si verifica una reazione moderata o grave, dovete rivolgervi immediatamente al vostro medico.
Anche con il vaccino OPV Sabin gli eventi collaterali sono rari e lievi: diarrea o mal di testa. In caso di reazioni lievi:
Dare da bere molti liquidi
Usare farmaci a base di paracetamolo (non aspirina)
Nel caso che i sintomi si protraggano per più di due giorni può essere opportuno consultare il vostro medico per verificare che non si tratti di un comune effetto collaterale ad una vaccinazione ma i sintomi si riferiscano ad un’altra malattia che deve essere riconosciuta e trattata.
Il vaccino OPV Sabin può causare, in una bassissima percentuale di casi, episodi di “paralisi associata a vaccinazione”, soprattutto dopo la prima dose. Dal 1990 al 1999 in Italia si sono verificati 12 casi di polio associata a vaccino con una frequenza di 1 caso ogni 450.000 nuovi nati (pari a un caso ogni 1.8 milioni di dosi somministrate).
Per questa ragione nel 1999 è stata introdotta in Italia la vaccinazione “sequenziale” che prevede l’effettuazione delle prime due dosi di vaccino con il Salk; successivamente, quando il bambino ha già formato gli anticorpi protettivi (scongiurando quindi il rischio di paralisi associate a vaccinazione), viene utilizzato il vaccino Sabin che consente una prolungata protezione.

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