Autosvezzamento, cos’è l’alimentazione complementare a richiesta
Lo svezzamento è un momento importante nella vita del bambino, rappresenta la prima tappa fondamentale del suo percorso di crescita. Intorno ai sei mesi di vita i bisogni nutrizionali del bambino si modificano e se fino a quel momento il latte materno (o l’alternativa in formula) era in grado di garantirgli tutto il nutrimento necessario, da questa fase di età diventa invece insufficiente per soddisfare le sue necessità energetiche e di alcuni nutrienti. Lo svezzamento classico con pappe e omogeneizzati, prevede il graduale inserimento nella dieta del bambino dei diversi alimenti, con tempistiche differenti a seconda dei diversi gruppi alimentari . Ultimamente però, sta prendendo piede quello che possiamo definire un “ritorno alle origini”, ovvero un metodo di svezzamento che richiama le abitudini delle vecchie generazioni: l’autosvezzamento.
La caratteristica principale che contraddistingue l’autosvezzamento, è l’abbandono dell’idea che l’apparato digerente del bimbo non sia in grado di gestire fin da subito tutti gli alimenti e debba abituarsi ad essi gradualmente.
L’autosvezzamento, meglio definito come alimentazione complementare, prevede quindi che il bambino inizi subito a mangiare tutto ciò che mangiano i genitori, senza essere vincolato da rigidi schemi di introduzione degli alimenti e senza che il cibo venga proposto sotto forma di pappe frullate. Il cibo dovrà essere offerto al bambino così com’è, eventualmente ridotto a striscioline o bastoncini, in modo che il bimbo sia libero di afferrarlo e sperimentarne i diversi sapori e consistenze. Inizialmente non sarà in grado di nutrirsi a sufficienza, perché si limiterà a mordicchiare e succhiare il cibo per scoprire e cominciare a comprendere questo “nuovo mondo”, ma gradualmente comincerà a sfruttare le sue abilità masticatorie (anche senza dentini) e ad ingerire quantità di cibo sempre maggiori.
Questo percorso di svezzamento deve essere inizialmente complementare all’allattamento, in modo da coprire i fabbisogni del piccolo, ma gradualmente la richiesta di latte diminuirà di pari passo con l’aumento delle quantità di cibo consumate.
I sostenitori dell’autosvezzamento consigliano questo approccio al cibo in quanto più naturale e spontaneo. Il bambino ha modo di imparare a conoscere fin da subito il cibo nel suo sapore e forma originari e di abituare il gusto a quella che da quel momento in poi sarà la sua alimentazione.
Con il contributo dei Dietisti di mamma.it
Dott.ssa Paola Manzoni
Dott. Emmanuele Giglio
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