2° giorno di vita del bebè.
Nome domestico del Signor Bebè: Topo, altrimenti detto Quello-Là.
Ma come mai al momento del parto avevo solo voglia di andarmene a dormire e di non pensarci più? Che sia colpa dell’epidurale? Non lo so e non intendo approfondirlo facendo un altro figlio. In compenso oggi mi hanno chiesto di compilare un test da usare a fini statistici in quanto “partoriente con analgesia epidurale” per chiedermi – tra le altre cose – se non mi era dispiaciuto che il parto fosse stato troppo “indolore” e per sapere se questa mancanza di dolore mi avesse fatta sentire meno partecipe. Questa poi…! Ma chi è che li scrive, qui, i test? E’ dunque possibile che un’esperienza così tremenda possa apparire come una pacchia agli occhi dei cosiddetti esperti nonché testimoni oculari (v. anestesista presente in sala parto, per non dire del ginecologo e dell’ostetrica)? Il fatto che io non urlassi li autorizza forse a credere che per me era una bazzecola? Ma non lo sanno, loro, che quando hai un male fisico così grande puoi non averla proprio, la forza di urlare? Ma cosa gli salta in mente di parlare di “parto indolore”? Credo che l’abbinata delle parole “parto” e “indolore” andrebbe annoverata dai vocabolari tra gli ossimori e non in un test degno di serietà medica. Si tratta infatti di un accostamento di parole che esprimono concetti incompatibili: un po’ come chiara oscurità, insomma, o frettolosa lentezza. E che non mi si venga a dire che con il cesareo, invece… Balle, perché io l’ho vista, mia sorella, il giorno dopo il taglio e pure i successivi: pallida come un muro intonacato e con i movimenti circospetti di chi è stato appena massacrato di botte in tutto il corpo. Come me ora, del resto, solo che il male è concentrato in una parte sola del corpo, che purtroppo è collegata al resto della mia persona, come ben sento ogni volta che muovo una caviglia o un mignolo. Non ci si può mica spostare a pezzi, purtroppo, e ogni movimento genera contraccolpi. Succede persino con il mal di denti, figuriamoci ora!
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